René Corona, I bucaneve dell’altrove, Book, 2023

Il virtuosismo linguistico di René Corona ammalia ad ogni raccolta: stupiscono l’acrobatico saltare tra le più ardite figure retoriche e le filastrocche rimate, i nonsense e i calembours, le capricciose giravolte sintattiche, il lessico forbito e il volgare.

Eppure, quella che qui più ci restituisce l’intima essenza del poeta è la cifra elegiaca, che spicca pensosa e malinconica in una corposa raccolta di testi eterogenea per stile e forme, il cui tema dominante è il ricordo, il riandare all’infanzia e ai suoi giorni perduti.

Il mito della gioventù fa capolino in molti versi, buca il triste presente come i bucaneve che da un altrove del passato si fanno ammirare nella sezione eponima, «i bucaneve dell’infanzia ritrovata / il tempo di un ultimo sorriso», quasi paradisiaco approdo di un finevita agognato. «Mais où sont les perce-neige de nos jeunes années?». È a questo «fiore dell’altrove» che tendono le sezioni che si susseguono, in un viaggio quasi dantesco, meta desiderata che è un andare ma al contempo un tornare, a sé, ai mattini non offuscati dalle «inquietudini senili», ché «siamo foglie d’ulivo secche / sotto il passo del viandante solitario / scalpiccii / triti spaventapasseri malinconici / in un prato di papaveri».

Nel percorso, ritroviamo il René Corona giocoso, ironico, che maneggia con maestria le parole e sovente fa metapoesia, verseggia con noi sul valore dello scrivere e del poetare: «a chi interessa oggi la poesia e c’è qualcuno che la legge?». La vita stessa è intesa come un denso processo di scrittura, «una lunga frase nella quale occorre / sempre stare attenti al senso compiuto / ai ruoli sfasati e alla coloriture degli accenti […] tra qualche virgola inceppata tra un dire e un silenzio». Il poeta che fa il verso ai poeti riecheggia Palazzeschi, si rivolge ai suoi stessi versi personificandoli, presenze che sempre lo accompagnano, come gli amici ormai morti ma vivi fantasmi nella rimembranza. Come pure le donne, narrate al tempo imperfetto: «avrei potuto amarti / almeno questo mi raccontavano prolissi / anche i tuoi seni», al condizionale passato dei rimpianti, nella vana «attesa di qualcuno che non verrà».

Tra pagine briose e fogli uggiosi di impolverati quotidiani il poeta canta «il film già visto della mia vita». Quasi un testamento da vivo, allora, questo florilegio poetico, che ci commiata con un Adieu dalla «luce fioca della cucina», con «l’ultima poesia scritta».

Serena Scionti

*

vita cruciverba verticale e orizzontale

la vita è un’andata con ritorno 
ma quello non si sa quando
e non si sa dove
è un viaggio velocissimo come se
fossimo in una folle corsa folgorante
un soffio
e senza l’obbligo di obliterare il proprio biglietto
tanto chi ci capisce qualcosa
quando l’autista frena si scende
non ci sono fermate nel mezzo
o così poche con alti e bassi
e i controlli sono aleatori

Sehnsucht nostalgie saudade e spleen tra quadri di parole
e caselle bianche e nere
Gemütlichkeit e fiori di campo annegati
nella guazza

*

exit

il sasso che rotola sotto la mia scarpa sa
tutto il peso del dolore accumulato alla sera
sotto i balconi del cielo così tanto da titubare
con il rischio di inciampare e cadere
rotolando giù a mia volta capitombolando 
e capitolando definitivamente da questa mia 
assurda professione ingrata di essere umano

*

dietro le quinte

probabilmente me ne andrò
in punta di piedi
nessuno si accorgerà della mia assenza
anche i vecchi guitti che non calcano più
i palcoscenici vengono presto dimenticati
mentre le luci si accendono
però direi che finora abbiamo scherzato
e che la vita vera non era questa
o miserie umane porca miseria grama

di questo magma che chiamate vita
lasciatemi le prime emozioni
la pioggia che scivola sui vetri
il volo di una farfalla e di una foglia morta
i cani che corrono sulla collina per afferrare l’alba
i fiori degli ippocastani e la scoperta dell’amore
l’inchiostro che scorre sulla pagina bianca
e riprendetevi il resto

*

René Corona (Parigi, 1952) è docente di Lingua e Traduzione Francese presso l’Università di Messina. Ha pubblicato saggi in italiano e francese sulla storia della lingua, la sinonimia, la canzone, la traduzione e la poetica. Ha tradotto diversi poeti italiani, tra cui Gozzano, Caproni, Cattafi, Ripellino, Magrelli; poeti francesi tra cui Paul de Roux, Kadhim Jihad Hassan, Yves Leclair, ha pubblicato la prima traduzione francese de L’amaro miele di Gesualdo Bufalino, le prime traduzioni in italiano di Henri Calet e di Alexandre Vialatte, Tra le opere in francese: i saggi Le singulier pluriel ou «Icare et les élégiaques» (Hermann, 2016), Chansons et imaginaire. Pour une poétique fredonnée suivi du Cinoche pour tous (Aga-L’Harmattan, 2021); i romanzi, Faut pas faire de faux pas (La Vie du Rail, 2003), L’hébétude des tendres (Finitude, 2012); le sillogi poetiche L’échancrure du quotidien (L’Harmattan, 2017), Sortilèges de la retenue sous le bleu indigo de la pluie (Aga-L’Harmattan, 2019), Croquer le marmot sous l’orme (Aga-L’Harmattan, 2019), Nos dicos sentimentaux (Aga-L’Harmattan, 2021); ad Algeri, L’Arracheur dedans (Apic éditions, 2021). In italiano ha pubblicato i libri di poesia: Compitare nei cortili (Puntoacapo, 2019), La conta imprecisa (Puntoacapo, 2019), L’alfabeto dell’alba (Book Editore, 2021), L’inquilino delle parole (Book Editore, 2022) e I bucaneve dell’altrove (Book Editore, 2023).