Foto di Davide Marchesi

Mi hai chiesto, Salvatore, di corredare queste mie poesie con una dichiarazione di poetica: cosa è o cosa rappresenta per me la poesia. Mi viene in mente una bella immagine usata in una delle sue tante splendide poesie da Wislawa Szymborska:

La poesia –
ma cos’è mai la poesia?
Più d’una risposta incerta
è stata già data in proposito.
Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo
come alla salvezza di un corrimano.

Ecco, credo che non si possa fare altro che procedere per risposte incerte. Se l’onesto punto di partenza è il “non lo so”, potrebbe capitare di scrivere dei versi che conterranno in se stessi proprio l’oggetto misterioso di questa forma d’arte che si appoggia al linguaggio , ma che sul linguaggio non si esaurisce, con risultati a volte riusciti. Non a caso, poichè mi sento appartenere molto a questa condizione strutturale che ha in Socrate l’antico padre, la mia ultima raccolta decisi di aprirla con questa significativa citazione di Montale:

Attendo con la fiducia
di non sapere
perchè chi sa dimentica persino
di essere stato in vita

Di solito, storicamente parlando, molti disastri sono stati compiuti da uomini che hanno esercitato il loro potere su altri uomini a partire dall’arroganza di chi è certo di sapere. Tra di essi mi risulta difficile ricordare dei poeti, ricordo invece molti dittatori e fanatici d’ogni tipo.

Ad ogni modo, questa poesia che segue , un’inedita che ho scritto nel 2013 , credo sia qualcosa di simile a un piccolo personale manifesto che, se non descrive, quantomeno orienta.

Grazie molte per lo spazio che concedi ai miei versi. Christian


Inedita ( 2013 )

Così chiedo agli avi i futuri codici
per attraversarla senza perdere niente questa nostra vita
per mettere in mio figlio e in tutti i figli
una traccia di senso possibile, un amore, una passione
per non perdermi pur perdendo continuamente
poichè la vittoria appare chiara e vacua in questo mondo
e a noi piace la piena ombra

poesia come massimo grado della sconfitta
poesia come massima distanza dalla resa

camminare a piccoli passi, ma camminare
dire poche parole, ma dirle

perché noi crediamo nella parola
e forse più in quella data
prima ancora che scritta


Da “Dell’essere umani”, Manni 2005

La mia forma

Solo Tu
conosci
la mia forma
Signore

io
che pretendo di avere occhi
sono cieco

d’immagini s’affolla il mio presunto vedere

Tu
invece
sempre più in là

magari a giocare a palla coi bambini
o tra i bulloni di una fabbrica
a dar forza agli operai

io
avutane notizia
mi precipito
e mai Ti trovo

“ E’ appena andato…” sussurra il vento alla mia anima
e la sua voce è consolazione
ma Tu
sempre più in là
mio Signore.

Solo a volte
improvvisamente
senza alcuna possibilità di controllo
la Tua presenza
a riempire lo spazio vuoto
che separa tutti questi miei io
da tutti questi miei Tu

e in quella presenza

come un lampo

la mia forma


Il tempo dei poeti

Arriverà il tempo
poi
in cui i poeti
finiranno su quei libri di scuola
che non hanno aperto mai
così distratti dalla vita
così intenti ad aprirsi alla vita

il tempo
poi
in cui daranno nomi a piazze e strade
le stesse piazze e strade in cui li si scansava
come cani randagi
con indosso la rogna

il tempo
poi
in cui si chiederà di loro
per capire un’epoca
la storia
l’ottusità degli uomini
la sempre presente grazia divina

il tempo
poi
in cui sarà troppo tardi
per chiedere scusa.

Passano sempre molte generazioni
prima che si comprendano le ragioni dei poeti

e si capisca che i poeti
hanno dedicato la loro vita a servire l’uomo

lo stesso uomo che in vita
gli ha sputato addosso


Da “Tutti questi ossicini nel piatto”, Zona 2010

Pam

Mi disse:
“Fai tante cose…”.
Lo presi come un detto di paese.
Sbagliai…
Amo tante cose
ma avrei bisogno di una dozzina di vite
per coltivare ogni mio amore
e in questa
un altro bisogno vestito da orco
se ne inghiotte un bel trancio
(prima o poi certamente ucciderò l’orco)

mi chiedevo:
“sarò forse dispersivo?”
ma Nico che conosce i matti mi disse
che non è folle suonare la chitarra col pennello
né usare la cinepresa per scrivere poesie
né tentare di fotografare la propria forma
e vederla poi sparire ogni giorno dalla pellicola.

Pamela mi disse:
“fai tante cose…”
lo presi come un detto di paese
sbagliai:
era un messaggio del cielo
che conosce i miei bisogni
e vuole che uccida gli orchi


Io vorrei

Costretto a cercare la bellezza
nei più oscuri anfratti
ringraziare di essere vivo
uomo in vita a caccia di tutti i segreti nascosti
il più bello dei giochi è scovarli tutti
e perderli un passo dopo

io vorrei farvi ascoltare la voce del gatto
farvi vedere le cose di questo mondo
mettervi in casa un ospite inatteso
vorrei dirvi della mia amica Angela
angelo volato via
del mio fratello gay
che quando mi ha detto di esserlo
era più rosso del fuoco
“tranquillo amico mio:
tu sei gay
e io sono poeta
certe cose in certi ambienti è meglio tacerle
e di certo
tra le due
la più scandalosa è la poesia”.


Istantanea

Tra la tangenziale e l’inferno
in un cubo grigio a molte stelle
l’opportuna sede del meeting sul mercato

ed ecco il mercato in forma di torta
e attorno alla torta molti coltelli
e le figure coi coltelli pronte a scannarsi

un uomo scorre febbrile le diapositive
e febbrilmente cita uno scrittore che scrisse:
“non importa se tu non ti interessi della guerra
perché è la guerra che si interessa di te”

un poeta travestito da loro dipendente scrive:
“non importa se voi non leggete le poesie
perché sarà la poesia a leggervi tutti”.


Il numero mille

Svegliato anche stanotte da molte parole
prendere Tavor, En, Rivotril
il consiglio di novecentonovantanove dottori
mi fermo al numero mille
che non li consiglia

mio padre è morto a sessantuno anni
“grazie all’insonnia”
mi ha detto ridendo anche in punto di morte
“li ho fottuti tutti:
ho campato cent’anni!”
e poi è morto vivo
cosa piuttosto rara
e rideva anche da morto

spegnere con potenti sonniferi
ogni stralcio di vitalità
soffocare sul nascere ogni domanda scomoda
del corvaccio di dentro
spenti in pace orrenda
accomodàti in orribile cimitero vivente

aprirò una farmacia (qualcuno mi presti tre milioni)
per gonfiare le mie tasche
con le vostre stronzate

però portate la ricetta.


Inedita (2015)

Problema

Se in un angolo di mondo
7 uomini adulti
entrano al mattino in una scuola
ed uccidono
bucandoli
132 bambini
132 piccoli uomini
di quanti altri uomini avremo bisogno
per convincere 132 madri
che tutto sommato
valeva la pena
essere passate
da qui?


Christian Tito (1975), scrittore e film maker, è nato a Taranto e risiede a Milano dove lavora come farmacista. Ha pubblicato due raccolte di poesia: “Dell’essere umani”, Manni 2005 e ” Tutti questi ossicini nel piatto”, Zona 2010; La sua ultima pubblicazione è “Lettere dal mondo offeso”, L’arcolaio Ed. (2014), romanzo epistolare scritto insieme a Luigi Di Ruscio. È tra i fondatori e redattori del blog di poesia e arte contemporanea “perìgeion”.